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10 agosto 2010

King Bong - How I learned to stop worrying and love the bong #2008

Composto da soli 4 brani (guai a definirle semplici “canzoni”...), della durata complessiva di circa 45 minuti, registrato in maniera cruda e diretta, confezionato in modo quasi artigianale dalle loro stesse mani, pubblicizzato soltanto attraverso il passaparola cibernetico e una discreta attività live (purtroppo ancora troppo poco estesa per rispetto ai loro meriti), questo disco propone un interessante assalto psichedelico, che si esprime attraverso la sua forma più pura e viscerale: la jam.
Proprio questa concezione libera da schemi e strutture è la pietra di volta del sound dei King Bong: non c’è voce, non ci sono né ritornelli né strofe, ma si ritorna ad una forma musicale più antica, composta da giri di base su cui ogni musicista plasma la propria parte in armonia con gli altri, ritagliandosi così lo spazio per la propria creatività, prima immergendosi nel flusso sonoro del complesso e poi di volta in volta riemergendo nelle proprie parti soliste.
Altrettanto semplice è anche la costituzione del gruppo: un trio batteria basso chitarra amante degli alti volumi, delle distorsioni grasse ma anche di raffinatezze blues psichedeliche più pacate. I King Bong si esprimono dunque tramite i suoni e i volumi tipici dello stoner doom, ma la loro idea musicale trasmessa ha radici in una antica tradizione di stampo jazzistico. A ben vedere, considerarli una sorta di CREAM moderni dell’heavy psichedelia nostrana non è un’affermazione affatto ardita.

da Perkele.it

King Bong - All the pretty horses


Tracklist:

01. Wake and bake
02. One riff to rule them all
03. Zombules
04. All the pretty horses

Autoproduzione
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Myspace
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1 commento:

Alessandro Maroso ha detto...

bello il titolo, mi ricorda il film di kubrick :D